top of page

scritture becche

RIFLESSIONI

dare un nome a paesaggi e tessuti

Chi decideva di esplorare il nuovo mondo già era un visionario di per sé. Necessitava inoltre, anche per motivi pratici, di grande fantasia: innanzitutto per partire e scegliere quale direzione seguire; in secondo luogo, nel momento in cui, per orientarsi e costruire una buona mappa, si trovava a dover dare nome a ciò che prima del suo passaggio era ignoto - per lo meno nella sua lingua nativa. 

È facile trovare somiglianza tra un paesaggio mai calpestato, una nuova terra, e un oggetto, come ad esempio un tessuto africano, che non appartiene alla cultura occidentale. Sembrano proprio forme in attesa di un immaginario.

Abbiamo trovato un passo dal libro di Matteo Meschiari Neogeografia che ci ha ricordato un poco le modalità che Brododibecchi usa nel consegnare nomi "suoi" a oggetti altri e lontani. 

Per noi la nominazione è sempre stata una fase ludica, vissuta quasi in estasi divina, un po' di getto e un po' rapiti dall'ispirazione. Quando però abbiamo trovato descritte le diverse forme di toponomastica che portano a dare un nome a un oggetto ignoto, ci siamo sentiti ben radicati ed esperti dentro questo meccanismo antropologico.

Meschiari, partendo dagli scritti dell'eploratore Cartier, che nel 1534 affronta alcune spedizioni in Canada, individua quattro diverse modalità di approcciarsi alla toponomastica: celebrativa, evenemenziale, agiografica e magica. 

La prima può celebrare la patria d'origine, persone rilevanti, ecc. Più o meno ciò che accade anche oggi di frequente coi nomi delle strade dei piccoli centri urbani: Garibaldi, Mazzini e poi tutto il resto attorno. Brododibecchi, tendenzialmente di carattere libertario-libertino, ne sta alla larga.

 

La toponomastica evenemenziale trasforma in icona una caratteristica fisica del paesaggio, oppure condensa nel toponimo un episodio più o meno significativo registrato durante l'esplorazione. Questa modalità è probabilmente la più ricorrente per tutti: vedi un monte che ti ricorda il profilo del Re Francesco, e allora lo chiami "Cecco Beppe che dorme", vedi una cima spelacchiata e la chiami Cima Verde, e via discorrendo i vari Bianco, Rosa, Monviso (al sud la faccenda si complica, ma forse è solo questione di dialetti). Anche noi di Brododibecchi siamo ben dentro questo sistema di vedute: in immediata associazione di segni - quasi un gioco psicanalitico a questo punto - cerchiamo di trovare connessioni a partire dalle trame del tessuto. L'elenco di esempi potrebbe essere davvero ampio: possiamo ricordare il tessuto Alveare, perché ci ricordava un alveare, il tessuto Biscottini perché ci ricordava piccoli biscotti, il tessuto Cerchi Aranconi perché i disegni non presentavano altro che cerchi arancioni, o anche il tessuto Kodak perché in effetti le trame assomigliano a vecchie pellicole fotografiche arrotolate.

Abbiamo costruito nel tempo un alfabeto morfologico che galleggia spesso accanto al pop, al trash, con qualche sporadica citazione colta. Ad esempio durante il periodo del "tessuto Ciorò" avevamo assistito ad un bello spettacolo del Teatro delle Albe, che aveva come protagonista una coraggiosa bambina senegalese di nome Thioro.

Talvolta regolare un archivio di oggetti con questi nomi bizzarri diventa un'impresa, per noi e ancor più per chi collabora con noi e magari avrebbe trovato nomi di tutt'altro genere. Quindi, con bontà e pazienza, l'archivio dei nomi diventa anche un archivio d'immagini, per pacificare tutti.

 

Proseguendo con Meschiari, la toponomastica agiografica sembra incarnare un principio più economico. I luoghi prendono il nome del santo celebrato dal calendario nel giorno della loro scoperta. Questa soluzione, da bravi sabotatori profani, abbiamo una gran voglia di testarla, ma non sempre abbiamo sotto mano il calendario onomastico. Senza dubbio ben presto ci sarà una collezione speciale con nomi di Santi Bdb. Così che i fortunati che riusciranno ad intascarsi una sacca con il nome del santo, potranno esibirne la bellezza, la santità e saranno pure protetti dalla Sua celestiale grandezza.

 

Infine la toponomastica magica battezza il luogo per buon auspicio o scaramanzia, in attesa di un evento che non si è ancora realizzato. Evviva il buon auspicio! Anche se dopo l'ultimo anno ventiventi occorre stare guardinghi con le profezie: sembrava l'anno di svolta vitale e propositiva per tutti, e invece. La scaramanzia non ci fa impazzire, però se proprio ci costringessero ad abitare un'isola deserta, che fai, un Capo di Buona Speranza non ce lo metti in qualche spiaggetta? Quindi non si esclude un Telo di Buona Speranza, soon.

 

Insomma, comincia oggi 1 dicembre 2020 il calendario d'avvento, noi esploratori di terre e di tessuti vi abbiamo svelato come la nostra inventiva becchiana si muove, provando a nominare il mondo.

bottom of page